A cura di Unioncamere-ANPAL. Conclusasi la fase di contenimento, in risposta all'emergenza epidemiologica da COVID-19, la rilevazione del sistema informativo Excelsior (realizzata in accordo con ANPAL) evidenzia che, su oltre 1,3 milioni di imprese oggetto della rilevazione, quasi 450 mila si trovano su posizioni non troppo distanti dalle condizioni operative precedenti; tuttavia, la maggior parte di esse (oltre 800 mila) dichiara un'operatività assai limitata rispetto alla situazione precedente la pandemia in atto. In ogni caso, la presenza stabile sui mercati internazionali e la maturità digitale delle imprese si stanno confermando importanti fattori di resilienza nell’affrontare lo shock della crisi e della chiusura forzata. A livello settoriale, l’industria farmaceutica, i servizi finanziari, quelli informatici e le telecomunicazioni, hanno mantenuto una continuità nelle attività che ha consentito di presentarsi alla fase del riavvio con oltre il 50% delle imprese nelle condizioni operative pre-crisi. Di contro, la filiera del turismo e della ristorazione ha fatto emergere un 69,8% delle imprese rimesse in attività a regimi ridotti ed il 23,6% prossime alla chiusura o al prolungamento della sospensione. Quasi 4 imprese su dieci (37%) hanno presentato domanda per accedere alle misure di sostegno previste dal DL n. 23/20 ("Decreto Liquidità"), mentre il 28,1% ha fatto ricorso a linee di credito bancario già in essere. Relativamente alle previsioni sul recupero produttivo, prevale l'incertezza diffusa: solo il 13,1% delle imprese non ha subito contraccolpi produttivi e perdite economiche significative nel corso del lockdown, mentre l'85% del totale non ha potuto ancora assorbire le ripercussioni della crisi e circa la metà di queste ritiene di poter superare questo difficile passaggio solo a partire dai primi mesi del 2021. Relativamente all'impatto occupazionale dell'emergenza COVID-19, la maggior parte delle imprese (il 76,1% del totale) ha dichiarato per il primo semestre 2020 un livello occupazionale stabile rispetto allo stesso periodo del 2019, seppure con i dovuti distinguo, specie per quanto concerne le micro e le piccole imprese, meno resilienti.