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Neet: i giovani che non studiano, non frequentano corsi di formazione e non lavorano. Caratteristiche e cause del fenomeno e analisi delle politiche per contenerlo e ridurlo

Il rapporto, realizzato dai ricercatori dello Staff statistica, studi e ricerche sul mercato del lavoro di Italia Lavoro, coordinato da Maurizio Sorcioni, analizza le caratteristiche e le dinamiche, nel confronto europeo, della quota di popolazione giovanile tra 15 e 29 anni che non studia o non partecipa più a un percorso di formazione, ma non è neppure impegnata in un'attività lavorativa (Not in Education, Employment or Training - NEET) con l'obiettivo di individuare i fattori che contribuiscono a determinare in Italia percentuali di giovani Neet molto più elevate rispetto alla media europea. Scopo di questo rapporto è anche segmentare la popolazione dei giovani Neet italiani in alcuni profili omogenei per poter individuare le politiche attive più efficaci per ridurre il loro numero.
In Italia mediamente un giovane su cinque non studia e non lavora, tanto che nel 2009 circa 2 milioni di giovani tra 15 e 29 anni (il 21,2% della popolazione della stessa età) sono esclusi dal circuito educativo, formativo o lavorativo. La quota di giovani Neet italiani è la più alta fra i paesi europei e vede una netta prevalenza delle donne (57% rispetto al 43% degli uomini) e dei residenti nel Mezzogiorno (58% rispetto al 42% del Centro-Nord). Tra i Neet il 13% ha cittadinanza straniera e di qesti il 75% sono donne.
Per quasi un terzo dei Neet l'allontanamento dal mercato del lavoro è una scelta in parte volontaria, a volte solo temporanea. Infatti, 604 mila giovani Neet (il 30% del totale), in maggioranza donne (438 mila, pari al 73%), dichiarano di non cercare un impiego e di non essere disponibili a lavorare in gran parte per motivi familiari, perché sono impegnati in attività formative informali, sono inabili o hanno problemi di salute, non hanno interesse per il lavoro o non ne hanno bisogno. Inoltre il tasso di Neet è significativamente correlato negativamente alla percentuale di studenti lavoratori.
Lo scoraggiamento, piuttosto che la difficoltà di trovare un lavoro, è la principale causa che può spiegare la maggiore quota di Neet italiani rispetto a quella degli altri paesi europei, pur tenendo conto che una quota di inattivi nasconde il fenomeno del lavoro sommerso.
Il divario con l'Europa è determinato per una parte determinante dal basso livello d'istruzione della popolazione giovanile italiana se confrontato con quello degli altri paesi europei, ma anche dallo scarso livello di occupabilità dei giovani laureati, in particolare delle donne che hanno minore probabilità di trovare un lavoro coerente con il proprio titolo di studio. In linea generale il livello d'istruzione dei giovani Neet è molto più basso rispetto a quello della restante quota della popolazione giovanile della stessa età, ma la percentuale di laureati è identica nei due gruppi e segnala che il possesso di un titolo terziario non scongiura di per sé il rischio di non riuscire a entrare nel mercato del lavoro. Un altro fattore che può spiegare l'alta percentuale di Neet in Italia è l'elevato tasso di dispersione scolastica.
Sulla base delle informazioni raccolte, la popolazione di giovani Neet è stata divisa in quattro gruppi con caratteristiche quanto più omogenee: "1. Con bassi livelli di occupabilità che non cercano attivamente un'occupazione", "2. Con livelli di occupabilità da migliorare che non cercano attivamente un'occupazione", "3. Con livelli di occupabilità da migliorare che cercano attivamente un'occupazione" e "4. Non disponibili a lavorare".
Alla luce degli indirizzi della Commissione europea per ridurre il numero di giovani Neet nell'Unione, le strategie per contenere il fenomeno dei Neet italiani con maggiori livelli di svantaggio sono basate essenzialmente sul rafforzamento delle politiche di contrasto dell'abbandono scolastico e sulla promozione delle tre tipologie di apprendistato.

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Soggetto emanante: Italia Lavoro
Data: 15-04-2011
Tipologia: Studi e ricerche
Parole chiave: giovani   mercato del lavoro   politiche attive del lavoro  

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