Gli effetti economici provocati dalla pandemia da COVID-19 si diffondono in tutte le Regioni italiane, con un crollo diffuso del PIL sia al Nord che nel Mezzogiorno. In quest'ultimo contesto, la Campania e la Puglia che da sole incidono per il 47% del prodotto interno lordo delle regioni meridionali, perdono rispettivamente l'8% e il 9%. Per il 2021 si prospetta una ripartenza differenziata, con un crescente differenziale di crescita Nord-Sud. Solo il Trentino Alto Adige dovrebbe recuperare completamente i punti di PIL persi nel 2020. Seguono il Veneto, l'Emilia-Romagna e la Lombardia; maggiori difficoltà in Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Valle d'Aosta e, soprattutto, Liguria. Al centro emerge una maggiore difficoltà di recupero, mentre la Sud solo la Basilicata, la Campania e la Puglia mostrerebbero riprese più pronunciate. L'impatto sui redditi delle famiglie nel 2020 è in media meno intenso nel Mezzogiorno, anche per effetto degli ingenti trasferimenti previsti dalle misure di sostegno previste dal Governo; in ogni caso, la spesa nel 2021 dovrebbe crescere al Centro-Nord del 5%, mentre solo di un terzo (2,7%) nel Mezzogiorno, con una stagnazione in Sardegna, Sicilia e Calabria. Emerge quindi un problema di potenziale disgregazione del sistema-Paese che necessita di essere affrontato nel suo complesso, restituendo alle Regioni del Centro i tassi di crescita del passato, liberando le Regioni del Sud dalle note fragilità, nonché ricompattando il Nord ed il resto del Paese intorno alle sue tre Regioni guida (Piemonte, Veneto e Lombardia).