Il dibattito sulle misure più efficaci per favorire la crescita dell'occupazione femminile in Italia, è stato negli ultimi anni alimentato da molti studi ed è stato al centro delle politiche del Governo e delle Regioni. Ad oggi, però ancora risultano occupate a non più della metà delle donne in età lavorativa e meno di un terzo nel Mezzogiorno. Nella media dell'Unione Europea il tasso di occupazione femminine è invece vicino al 60%. Il problema in Italia è che la maternità, continua ad essere, il principale motivo della decisione di non lavorare o di abbandonare il lavoro, e comunque rappresenta la causa di molte discriminazioni sui luoghi di lavoro.
La maggior parte degli studiosi sostiene che bisognerebbe predisporre misure per favorire la conciliazione lavoro-famiglia, favorendo il potenziamento dei servizi di cura e la flessibilità dell'orario di lavoro, e anche tramite l'introduzione di una tassazione differenziata per genere a favore delle donne con riduzione del cuneo fiscale perché stimolerebbe le imprese ad assumerle, aumenterebbe il salario delle donne e il loro potere contrattuale nei confronti degli uomini.
Su questi aspetti si inserisce il fattore "dimensione aziendale" che può sensibilmente incidere sui meccanismi di flessibilità oraria o sul telelavoro che sono ancora poco Infine, è generalmente condivisa l¿opinione che, per essere efficaci, le politiche per il raggiungimento delle pari opportunità e per l¿aumento dell¿occupazione femminile devono pervadere, in modo trasversale, ogni settore.
Dall'analisi dei dati emerge che, le donne inattive per motivi familiari (per prendersi cura dei figli, di bambini e/o di adulti non autosufficienti, per maternità, nascita di un figlio) sono complessivamente 1 milione 508 mila, per quasi la metà residenti nel Mezzogiorno (47%), il 36% nel Nord e il 17% nel Centro. Quasi un quinto di queste è composto da straniere (18%, pari a 266 mila unità), in maggioranza extracomunitarie (14%)Il livello d¿istruzione delle donne inattive per motivi familiari è piuttosto basso: quasi il 60% non ha completato la scuola dell¿obbligo (ha conseguito al massimo la licenza media), le diplomate (qualifica professionale e istruzione secondaria superiore) sono complessivamente poco più di un terzo e le laureate poco meno del 7%.
La disponibilità al lavoro di questo gruppo di donne è decisamente modesta dal momento che l¿81,8% non cerca e non è disponibile a lavorare e complessivamente solo la restante quota del 18,2% è disponibile.
Nella media italiana, solo il 12% di questa platea di donne è entrata o rientrata nel mercato del lavoro come occupata (6,3%) o alla ricerca attiva di un¿occupazione (5,9%), mentre il restante 87,9% non ha cambiato la condizione di inattiva.
La quota di donne uscite dallo stato di inattività per motivi familiari sale al 16,5% nel Nord-Est (9,3% occupate e 7,1 disoccupate) e scende al 9,3% nel Sud (4,5% occupate e 4,8% disoccupate).