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Neet: i giovani che non studiano, non frequentano corsi di formazione e non lavorano nel Lazio

Il rapporto analizza le caratteristiche e le dinamiche della quota di popolazione giovanile tra 15 e 29 anni residente nel Lazio che non studia o non partecipa più a un percorso di formazione, ma non è neppure impegnata in un'attività lavorativa, con l'obiettivo di determinare le politiche del lavoro più efficaci per contene il fenomeno e ridurlo.
Nel Lazio nel 2010 circa 166 mila giovani tra i 15 e i 29 anni risulta escluso dal circuito educativo, formativo e lavorativo e di questi 93 mila sono donne. Il livello d'istruzione dei Neet è più alto di quello dei giovani non Neet della stessa età. Questa deriva dal fatto che esiste una quota bassa di Neet che possiedono solo la licenza media (31,3% rispetto al 38,8% dei non Neet),
Nel 2010 i giovani Neet risultano in aumento rispetto all'anno precedente di circa 20 mila unità, questo è dovuto soprattutto alla componente maschile che risutla in aumento di +13 mila unità, rispetto a quella femminile che è stata di +7 mila unità .
L'incremento dei giovani Neet è stato determinato dalla crescita del 28,1% dei giovanissimi di età tra 15 e 19 anni. Aumenti minori si registrano per dei giovani tra 20 e 24 anni (14,2%) e per i giovani adulti tra 25 e 29 anni (9,5%).
L'analisi delle variazioni dei giovani Neet per classe d'età a relativa alle singole province mostra andamenti differenti che si discostano sensibilmente rispetto alla media regionale. I giovani Neet di cittadinanza straniera residenti nel Lazio sono pari complessivamente a circa 28 mila unità (16,7% del totale), a fronte di 138 mila Neet italiani (83,8%). Questa percentuale è inferiore alla media delle altre regioni.
Per quanto riguarda i Neet inoccupati, nel Lazio la quota registra un andamento superiore sia a quello della media delle regioni italiane (45,5%), che a quella del Centro (45,6%). Del 48,9% dei Neet laziali che ha precedenti esperienze lavorative, il 26,7% è un ex occupato che ha perso il lavoro e che si è subito attivato per cercarne un altro, il 22,2% aveva smesso di lavorare e ha ripreso a cercare attivamente il lavoro. Prendendo in esame la quota di donne inoccupate si evince che queste sono il 51%,e, questo dato è superiore di due punti percentuali a quello degli uomini (50,3%)
Fra gli uomini con precedente esperienza lavorativa prevalgono coloro che hanno perso il lavoro e sono alla ricerca di una nuova occupazione mentre fra le donne prevalgono coloro che avevano smesso di lavorare e hanno successivamente ripreso a cercare attivamente un'occupazione.
Le politiche attive e passive regionali sono prevalentemente rivolte a giovani disoccupati che si attivano iscrivendosi ai centri per l'impiego (fra questi vi è anche una quota rilevante di Neet) o che hanno precedenti esperienze lavorative e quindi sono beneficiari di ammortizzatori sociali. Recentemente gli incentivi regionali all'occupazione sono rivolti anche ai giovani con contratti atipici. La prima misura da adottare per ridurre il numero di Neet è, di conseguenza, il loro riconoscimento come target privilegiato delle politiche per il lavoro dello Stato, delle Regioni, delle Province e di tutta la rete dei servizi pubblici e privati per l'impiego. Inoltre, una misura preventiva che può ridurre il rischio di divenire Neet è la promozione presso gli studenti di tutte le forme di occupazione compatibili con gli studi, dal lavoro occasionale al part-time.

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Soggetto emanante: Italia Lavoro
Data: 31-12-2011
Tipologia: Studi e ricerche
Parole chiave: giovani   politiche attive del lavoro   mercato del lavoro   obbligo formativo   istruzione  

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