La nota è stato realizzata dai ricercatori dello Staff statistica, studi e ricerche sul mercato del lavoro di Italia Lavoro, coordinato da Maurizio Sorcioni. Autore della nota è Roberto Cicciomessere. L'indagine longitudinale sui lavoratori dipendenti con la qualifica di apprendisti nel dicembre del 2006, basata sugli archivi dell'Inps, consente di analizzare l'evoluzione della loro posizione nella professione nei successivi tre anni (2007-2009) e di valutare l'esito del percorso formativo e lavorativo.
Il primo capitolo della nota analizza le modifiche che sono intervenute nel corso dei tre anni della posizione professionale degli apprendisti oggetto dell'osservazione, prendendo in considerazione le variabili del sesso, della ripartizione e della regione.
Nel secondo capitolo si concentra l'attenzione sugli stessi soggetti che sono rimasti lavoratori dipendenti nel settore privato prendendo in considerazione la tipologia contrattuale, il sesso, la ripartizione e la regione, in particolare per quanto riguarda la quota assunta con un contratto a tempo indeterminato.
Nel terzo capitolo si analizzano le caratteristiche dell'apprendistato in relazione al suo andamento storico, alla distribuzione territoriale, alla composizione per settore economico e al suo contenuto formativo.
Dalla nota emerge che dopo tre anni (2009), l'87% degli apprendisti (506 mila) era ancora occupato (lavoro dipendente, autonomo e parasubordinato o apprendista), con punte del 96% nel Trentino- Alto Adige e valori più bassi, ma comunque positivi, in Calabria (79%).
Se si considera che il miglior esito del contratto di apprendistato consiste nella continuità tra formazione iniziale e utilizzo della stessa nel successivo rapporto a tempo indeterminato, l'indicatore di pieno successo è rappresentato dalla percentuale degli lavoratori assunti senza soluzione di continuità sul totale degli apprendisti: dopo tre anni il valore di questo indicatore di pieno successo è pari al 45% nella media nazionale, che sale al 47% nel Nord, diminuisce al 44% nel Mezzogiorno e al 42% nel Centro.
L'analisi dell'indicatore regionale di pieno successo dell'apprendistato calcolato sul totale degli apprendisti mostra forti variabilità all'interno delle ripartizioni e non riproduce la tradizionale divisione fra zone virtuose del Nord e meno virtuose del Sud: percentuali di apprendisti che sono stati assunti con contratto a tempo indeterminato superiori alla media delle regioni italiane si registrano non solo in Lombardia (51,3%), nel Veneto (47,9%) e nel Trentino-Alto Adige (47,3%), ma anche in Campania e in Basilicata (45,7% in entrambe le regioni).
Il buon esito di questo istituto contrattuale sembra prescindere, in qualche misura, dalla qualità dei mercati del lavoro regionali. Nelle regioni nelle quali sono più alte le percentuali di apprendisti del settore turistico, caratterizzato da una forte stagionalità, più basse sono le probabilità di essere assunti con un contratto a tempo indeterminato, mentre si manifesterebbe un effetto positivo nelle regioni nelle quali sono più alte le percentuali di apprendisti assunti nei settori delle banche e delle assicurazioni e in quelli più innovativi della ricerca, dell'informatica e dei servizi alle imprese.