A cura di Unioncamere - ANPAL, Sistema Informativo Excelsior. A causa della pandemia da COVID-19, il numero di entrate programmato per il 2020 è inferiore del 30% rispetto a quello del 2019. Ne consegue che sono poco più di 601 mila (contro le oltre 766 mila) le imprese che assumono, per un totale di 3,2 milioni di entrate, di cui il 30% di difficile reperimento. Relativamente alle aree aziendali, le entrate programmate sono concentrate, nel 45% del totale, in quella relativa alla produzione i beni ed erogazione dei servizi, seguono l'area commerciale (20%), quella tecnica e della progettazione (14%), quindi la logistica (11%). Le conseguenze della pandemia hanno colpito trasversalmente tutti i settori economici, con una flessione di quasi il 10% del tasso di entrata, per la componente dipendente, dal 30% del 2019 al 21% del 2020. A livello settoriale, cinque ambiti indicano una difficoltà di reperimento, con particolare riguardo al commercio e riparazione di veicoli (47%), alle industrie metalmeccaniche e quelle di beni per la casa e il tempo libero (45%), servizi ICT e industrie dei prodotti del metallo (44%); ciò evidenzia la mancanza di figure specialistiche e tecniche. Risulta poi particolarmente elevata la richiesta di soft skills da parte delle imprese, con riferimento alla flessibilità e capacità di adattamento, mentre tra quelle "tecniche" emerge il possesso di competenze digitali. La difficoltà di reperimento dei giovani (31%) è superiore alla media di tutte le entrate, con una domanda prevalente nel commercio e dettaglio (45%), nei servizi avanzati e in quelli alle persone (30%). Per quanto concerne gli indirizzi di studio, nel 2020 cresce la richiesta di laureati (14% del totale), mentre per la maggioranza delle entrate il diploma o il post-diploma costituiscono i livelli di istruzione preferiti; le imprese, comunque, cercano anche figure professionali che abbiano frequentato la "scuola dell'obbligo".