Sulla base dei dati aggiornati al 1° aprile 2021, il numero complessivo dei beneficiari tenuti alla stipula di un Patto per il lavoro è di poco superiore a 1 milione e 600 mila individui. Ciò, considerando la sospensione delle misure di condizionalità e le convocazioni da parte dei CPI (condizione necessaria per beneficiare del RdC), quali interventi di contrasto agli effetti della pandemia da COVID-19, a far data dal mese di aprile 2020. Relativamente alla sottoscrizione del Patto per il lavoro, la quota dei beneficiari, sempre alla data di riferimento, è pari al 31%; a livello territoriale, il Mezzogiorno detiene la maggior parte dei soggetti, poco meno della metà di quelli presi in carico nelle regioni del Nord (rispettivamente 27,3% contro il 39,5%). Rispetto ai nuclei familiari riconducibili ai beneficiari del RdC e la loro composizione, si evince che a livello nazionale questi sono composti da un solo beneficiario tenuto al Patto per il lavoro nel 52,7% dei casi. Le donne rappresentano il 52,7% del totale dei beneficiari soggetti al Patto per il lavoro. A livello anagrafico, il 55,7% dei beneficiari ha meno di 40 anni di età, più bassa nelle regioni del Sud e nelle Isole, più elevata invece nel Nord-Est. Il confronto con i dati aggiornati al 1° settembre 2020 attesta inoltre che i nuclei familiari crescono di circa il 3%, e tra questi crescono per lo più in nuclei familiari che presentano un numero di membri conviventi soggetti al Patto per il lavoro superiore a tre. Per quel che concerne il livello di istruzione, otre il 72% dei beneficiari a livello nazionale presenta un livello non superiore all’istruzione secondaria di primo grado con punte sino al 73,7% nelle regioni del Nord-Est e del 75% nelle Isole. Il profiling per i soggetti chiamati a sottoscrivere un Patto per il lavoro evidenzia una sostanziale omogeneità a livello nazionale, con un un punteggio medio pari a 0,820 per il Nord-Est, fino a un punteggio pari a 0,900 per le Isole.