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Approfondimenti COVID-19. Prime evidenze degli effetti della crisi sanitaria sulla dinamica dei rapporti di lavoro

Nell'attuale scenario pandemico da COVID-19, i cui effetti si sono abbattuti anche sullo scenario economico ed occupazionale italiano, con la presente nota ANPAL fornisce le prime indicazioni circa l'andamento della domanda di lavoro, attraverso il sistema delle Comunicazioni obbligatorie, escludendo la Pubblica amministrazione, meno coinvolta grazie all'adozione generalizzata dello smart working. Se nella fase iniziale del 2020, l’andamento delle attivazioni a tempo determinato e indeterminato appare sostanzialmente in linea con quanto rilevato nello stesso periodo dell’anno precedente, con l'avvio dela crisi sanitaria è emersa una progressiva ma costante decelerazione, acuita a seguito dell'entrata in vigore dei Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri. In termini tendenziali le nuove attivazioni giornaliere si spostano progressivamente e stabilmente su valori negativi: al 23 aprile scorso, in termini assoluti, il 2020 registra un deficit di circa 735 mila attivazioni rispetto al 2019, con variazioni tendenziali che nella seconda metà del mese di aprile superano il 20%. Parimenti, la dinamica delle cessazioni del 2020 risente parzialmente del blocco dei licenziamenti introdotto che ne riduce progressivamente il volume, ma tale contrazione non è sufficiente a compensare il crollo delle attivazioni. Nelle dinamiche delle posizioni lavorative nette complessive le tipologie contrattuali relative al a tempo indeterminato (compreso l'apprendistato) e al tempo determinato, contribuiscono con saldi relativi di segno opposto. Il lavoro a termine vede infatti contrarre le posizioni lavorative nette di quasi 200 mila unità. A livello territoriale, poi, al 22 febbraio del 2019 il volume di attivazioni nel Nord Italia è risultato del 5,5% inferiore a quanto registrato nello stesso periodo dell’anno precedente, contrazione che per le regioni centrali si è assestata all’1,9%. Di contro, il Mezzogiorno, alla stessa data, ha evidenziato una crescita dei contratti attivati del 3,1%. Dopo il DPCM del 23 febbraio e, soprattutto, quello del 9 marzo, i valori decrescono per tutte le ripartizioni, con le regioni meridionali che, nell’ultima decade di marzo, invertono il segno della crescita e si avviano, come il resto del Paese, verso variazioni tendenziali fortemente negative. I settori maggiormente colpiti sono quelli del turismo e ristorazione (in flessione tendenziale del 52,7%), le attività artistiche e di intrattenimento (-44,6%), l'immobiliare (-30,8%). L’unico comparto a segnare un, per quanto lieve, aumento nel volume dei contratti è quello delle attività legate al lavoro domestico.

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Soggetto emanante: ANPAL
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Tipologia: Pubblicazioni
Parole chiave: comunicazioni obbligatorie   lavoro subordinato   occupazione   mercato del lavoro   statistica del lavoro   contratto di lavoro   crisi economica  

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