Nel corso del 2021, il mercato del lavoro italiano è stato caratterizzato da un veloce e rilevante recupero sia in termini occupazionali che di produttività; recupero, tuttavia, frenato dallo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina con effetti nell'economia reale di molti Paesi. In Italia, lo scenario di instabilità politica ed economica si aggiunge ad altre condizioni strutturali: stagnazione della produttività e del costo del lavoro, riduzione della quota del prodotto afferente al fattore lavoro, tassi di occupazione in veloce rialzo ma spiegati da contratti di tipo non standard. Lo scoppio della crisi sanitaria nel 2020 ha reso poi necessaria la sospensione o la riduzione di numerose attività lavorative, con conseguente aumento delle risorse finanziarie pubbliche destinate a rafforzare misure d'intervento passivo sul mercato del lavoro. Se in alcuni Paesi europei si è cercato di favorire la mobilità di lavoratori verso settori che presentavano carenza di manodopera (e di proteggere particolari gruppi di individui che presentavano già prima della pandemia un basso grado di occupabilità), in Italia la promozione di politiche attive e l'operato dei Centri per l'impiego restano lontani dall'essere efficaci. Appare quindi centrale non solo la realizzazione del Piano Straordinario di potenziamento dei CPI, ma anche l'avvio di iniziative di rafforzamento dei sistemi di orientamento al lavoro più integrati con il mondo dell'istruzione secondaria e universitaria per i giovani, garantendo anche opportunità per gli adulti. I percorsi di riqualificazione professionale rappresentano infatti strumenti essenziali in grado di ridurre il gap strutturale del nostro Paese in relazione alla carenza non solo di competenze tecniche per il lavoro, ma anche di "life skill" e competenze di base e trasversali, specialmente digitali.