Distinguere tra congedo di paternità e congedo parentale può generare talvolta confusione: se il primo è ad uso esclusivo dei padri lavoratori dipendenti ed è fruito subito dopo la nascita del figlio, il secondo è rivolto a entrambi i genitori lavoratori ed è complementare ai periodi di congedo di maternità e di paternità. A livello il susseguirsi di direttive europee volte ad armonizzare la legislazione sui congedi di maternità, di paternità e i congedi parentali, ha portato a stabilire obiettivi comuni per tutti gli Stati membri. Nel nostro Paese il congedo di paternità (obbligatorio e facoltativo) viene istituito in via sperimentale solo a partire dal 2012, poi, con la legge di stabilità 2015 viene esteso anche al 2016 e, successivamente, viene portato a due giorni nel 2017, a quattro giorni nel 2018, a cinque giorni nel 2019 e a sette giorni per l'anno 2020. La legge di bilancio 2021 ha prorogato il congedo obbligatorio di paternità anche per il 2021 prevedendone una maggiore durata pari a dieci giorni. Con la Legge di Bilancio 2022 esso è diventato strutturale. Circa il congedo parentale, esso è stato implementato durante la pandemia da COVID-19 con l'intento di estenderne la durata e allargare la platea dei genitori beneficiari. Tuttavia, dai dati del periodo 2018-2020, sono principalmente le donne ad usufruire di quest'ultimo congedo, nonostante il recupero della percentuale di uomini sul totale dei destinatari. Dal confronto a livello europeo si evince che una persona su tre (35%) nell'Unione europea nella fascia di età compresa tra i 18 e i 64 anni ha avuto responsabilità di cura, con l'82% di coloro che hanno ridotto l'orario di lavoro costituiti da donne.