In Calabria l'andamento negativo dell'occupazione, aggravato ulteriormente dalla crisi economica, risulta determinato in gran parte dalla componente maschile, mentre quella femminile dopo aver subìto una flessione di circa quattro punti percentuali del tasso di occupazione fino al 2009 a causa della crisi, è cresciuta sia nel 2010 che nel 2011.
Dalle informazioni raccolte attraverso l'analisi dei dati il presente studio fornisce una serie di evidenze utili a individuare le politiche attive e di conciliazione più efficaci per promuovere una maggiore occupazione femminile nel territorio calabrese.
In Calabria la condizione di madre incide in maniera non significativa sul tasso di occupazione, per l'esistenza in questa regione di robuste reti familiari che suppliscono alla debolezza dei servizi pubblici. Tuttavia, tali reti sono entrate in una fase di forte crisi strutturale che va aggravandosi con l'innalzamento dell'età pensionabile. Da qui, la necessità di creare più servizi pubblici per l'infanzia e maggiore welfare aziendale.
In Calabria si rileva altresì una quota importante di donne Neet (Not in Education, Employment or Training) con bassissimi livelli di istruzione. Il tasso di Neet nelle giovani donne che risiedono in Calabria (33,6%) è infatti superiore di oltre 4 punti percentuali rispetto a quello degli uomini (29,2%). L'apprendistato, che è una delle principali misure per fronteggiare il fenomeno dei giovani Neet, è un contratto scarsamente diffuso in Calabria ed è utilizzato prevalentemente per l'assunzione di uomini dal momento che le donne rappresentano solo un terzo del totale.
Pertanto, la promozione dell'istituto dell'apprendistato è quanto mai auspicabile in Calabria, sia quello di tipo professionalizzante che quello per il conseguimento di una qualifica o un diploma al fine di elevare il livello di istruzione delle donne Neet con al massimo la licenza media orientandole verso le professioni tecniche.
In Calabria, così come in altre regioni del Mezzogiorno, una quota molto alta di lavoratori, in particolare donne, si rivolge ai Centri per l'Impiego. A differenza delle regioni del Nord, nelle quali solo un quarto della popolazione ha avuto contatti con i CPI, le regioni del Mezzogiorno utilizzano maggiormente i servizi pubblici per l'impiego.
Da un'analisi più approfondita delle motivazioni di questa tendenza emerge, però, che le prestazioni erogate si riferiscono in gran parte ad attività amministrative e a obblighi di legge indispensabili per poter fruire degli ammortizzatori sociali o di incentivi all'assunzione piuttosto che alla ricerca di lavoro o a corsi di formazione.