L'economia non osservata, ossia quella sommersa e illegale, ha generato nel corso del 2019 un valore aggiunto pari a 202,9 miliardi di euro, con una flessione rispetto all'anno precedente del 2,6%; l'incidenza sul PIL è quindi pari all'11,3%. Tutte le componenti dell'economia non osservata denotano una flessione, ad eccezione di quella illegale (produzione di beni e servizi vietati dalla legge) che nel corso del periodo di osservazione segna un aumento, seppure contenuto, di 174 milioni di euro. Per quanto concerne l'economia sommersa, nel 2019 essa ha determinato un valore di 183,4 miliardi di euro, prevalentemente caratterizzata dalla sotto-dichiarazione e dall'impiego di lavoro irregolare. I settori dove è più alto il peso del sommerso economico sono gli altri servizi alle persone (35,5% del valore aggiunto totale), il commercio, trasporti, alloggio e ristorazione (21,9%) e le costruzioni (20,6%). Relativamente al ricorso al lavoro non regolare, nel 2019 sono più di 3,5 milioni le unità di lavoro a tempo pieno in condizione di non regolarità, con un calo tendenziale dell'1,8%, con un tasso maggiore tra i dipendenti rispetto agli indipendenti; l'incidenza del lavoro irregolare registra una riduzione diffusa nella maggior parte dei settori di attività economica. Tra i settori in calo, quello delle costruzioni registra la maggiore contrazione del tasso di irregolarità, pari a un punto percentuale. Per quanto concerne l'economia illegale, rispetto al 2018, si registra una crescita di 0,8 punti percentuali, pari a un incremento complessivo di 1,3 miliardi per il valore aggiunto e di 1,8 miliardi per la spesa per consumi finali delle famiglie.