Una delle nuove sfide, forse la più impegnativa, che devono affrontare con l’avvento del Jobs Act i centri per l’impiego e le strutture accreditate è la personalizzazione del servizio. Ma condizione necessaria perché questa sfida venga raccolta è la definizione di un modello di profilazione dell’utente. In sostanza, gli operatori sono chiamati a stabilire il grado di occupabilità del disoccupato e a definire l’insieme delle caratteristiche che lo individuano, determinando quindi il percorso di inserimento nel mondo del lavoro. Ma quali sono i metodi più efficaci: quelli affidati a indicatori statistici, quelli basati sulla discrezionalità dell’operatore, quelli codificati da regole amministrative o quelli misti? Come si comportano i paesi guida? Questo il tema della seconda giornata dei lavori del seminario internazionale organizzato dal progetto Act e che si è tenuto nella sede di Italia Lavoro il 26 maggio. In realtà le funzioni del profiling sono più articolate e complesse. Salvatore Pirrone, direttore generale delle politiche attive e passive del lavoro presso il Ministero del Lavoro e neo-direttore generale dell’Anpal, ha delineato un quadro generale dei diversi utilizzi: la diagnostica e la segmentazione dell’utenza; la targettizzazione; la base per l’allocazione ottima delle risorse e per l’esternalizzazione deli servizi; l’arricchimento dei dati statistici. Dal diverso rilievo che i vari Stati danno a questi aspetti prendono forma i differenti modelli nazionali di profiling, oggetto delle relazioni. Il modello francese, come descritto da Vincent Donne, ricercatore del Pôle Emploi, è caratterizzato dalla combinazione tra sistema di profiling statistico (che si basa su criteri oggettivi come l’età, il sesso, le qualifica possedute ecc.) e valutazione dell’operatore: l’apertura ai provider privati è recente, dopo una tradizione notoriamente statalista, e la profilazione degli utenti è un criterio importante nella distribuzione delle risorse. In Germania invece, come ha esposto Biancamaria Dilonardo-Wehner, Job Adviser e EURES Adviser, Bundesagentur für Arbeit, l’outsourcing non ha luogo perché lo Stato investe molto sull’assunzione e sulla formazione degli operatori (attualmente 90 mila) dei centri. Il profiling è funzionale unicamente alla scelta del percorso formativo e di ricollocazione individuale, che verrà registrato nella banca dati VerBIS, accessibile a cittadini, datori di lavoro, istituzioni deputate all’erogazione dei sussidi, e che consente anche un incrocio diretto ed efficace tra domanda e offerta di lavoro. Nella seconda parte della sessione sono stati illustrate le caratteristiche di alcuni indicatori statistico-econometrici di profilazione. La Finlandia, come ha mostrato nella sua relazione Ahti Avikainen, Senior Adviser del Ministero del Lavoro e dell’Economia, è stata uno dei primi paesi europei che ha cercato di costruire un indice che, in funzione di fattori anagrafici, professionali e formativi e delle caratteristiche del territorio, potesse determinare univocamente il percorso di ricollocamento. Il vantaggio è quello dell’oggettività, ma come è stato sottolineato anche da Marco Centra, ricercatore Isfol, che ha illustrato i progressi italiani dal programma Garanzia Giovani nella costruzione del modello, un’applicazione acritica e automatica di un indicatore quantitativo può avere effetti fuorvianti. L’Italia “entro due mesi si doterà di un indice predittivo effettivo in grado di stimare la permanenza nella disoccupazione dei soggetti”.